Nudo con filo spinato: Vita violenta di un artista sovversivo by Pëtr Pavlenskij

Nudo con filo spinato: Vita violenta di un artista sovversivo by Pëtr Pavlenskij

autore:Pëtr Pavlenskij [Pavlenskij, Pëtr]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Art, Individual Artists, Essays
ISBN: 9788865767245
Google: QgCaDwAAQBAJ
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2019-05-23T13:04:58+00:00


* La definizione della drapetomania (dal greco δραπέτης [drapétes], «fuggito», e μανία [manía], «mania») risale all’Ottocento. Nel suo Diseases and Peculiarities of the Negro Race (1851) il medico americano Samuel A. Cartwright, docente presso l’Università della Louisiana, trattando le patologie tipiche della «razza negra» identifica per la prima volta la drapetomania definendola «disease causing negroes to run away». La patologia si manifesta negli schiavi attraverso un «immotivato» desiderio di fuggire. Immotivato nel senso che tale desiderio sarebbe presente anche nel caso in cui lo schiavo non abbia ragioni oggettive per fuggire, ossia nel caso in cui riceva sufficiente cibo, goda di condizioni di mantenimento accettabili e non sia sottoposto a turni di lavoro massacranti. Nel famoso Manuale di conversazione dell’editore Brockhaus (edizione 1862), con riferimento alle diagnosi del Dottor Samuel A. Cartwright, la drapetomania viene paragonata al «patologico» istinto di fuga, ossia alla ricerca della libertà che possiamo osservare in alcuni animali domestici quali gatti e uccelli in gabbia. Il Brockhaus riporta anche l’opinione di Cartwright, autore assai rispettato negli Stati del Sud, secondo cui la drapetomania può essere prevenuta e curata. Segni che denotano una possibile presenza o il rischio che insorga tale patologia nello schiavo sono malumore e insoddisazione. Una volta rimosse le eventuali «cause oggettive» di questa insoddisfazione, il dottor Cartwright sostiene che è possibile curare la patologia con l’uso della frusta. [N.d.T.]

Con «disestesia» Pavlenskij si riferisce invece alla cosiddetta «Dysaesthesia aethiopica», patologia che troviamo ancora una volta descritta da Samuel A. Cartwright. Classificata come malattia mentale, la disestesia etiopica servirebbe a spiegare quella forma patologica di pigrizia, che può arrivare alla letargia, riscontrabile negli «schiavi negri africani». Ovvio che, come nel caso della drapetomania, ci troviamo di fronte al discorso di una (pseudo) scienza di stampo razzista. [N.d.T.]



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